La gestione della sessualità nella relazione di aiuto: l'approccio gestaltico

La sessualità attraversa tutte le fasi della vita e si intreccia con tutte le manifestazioni dell’essere umano, quelle affettive, emotive, cognitive e corporee. E’ impossibile racchiuderla in una definizione esaustiva. La teoria della Gestalt, in accordo con la propria impostazione fenomenologica, tenta di non dare definizioni della realtà, bensì la descrive come processo nel suo divenire. Il “sé” , definito usualmente come struttura nelle teorie psicologiche, qui è definito come funzione: la somma delle funzioni che servono alla persona per relazionarsi con il mondo, da cui trarre le risorse per soddisfare i propri bisogni. In questo quadro di riferimento anche la sessualità è considerata una funzione di contatto dell’organismo con l’ambiente. Le sue finalità sono molteplici: la continuazione della specie, la soddisfazione del bisogno sessuale e quello di intimità, la ricerca e la soddisfazione del piacere. Ma quando il contatto è interrotto e l’organismo non può raggiungere la soddisfazione dei propri bisogni, alla sessualità si accompagnano comportamenti ed emozioni forti come la rabbia, il dolore e la paura. Nella relazione di aiuto la sessualità apporta una complessità particolare attribuibile alle sue qualità intrinseche: l’intensità delle sensazioni e dei sentimenti che suscita; le implicazioni derivanti dalle convinzioni culturali, etiche e religiose proprie sia dell’operatore sia del paziente; la capacità di condurre le persone coinvolte in una esperienza di perdita dei confini, tema fondamentale nel paziente grave. Questa complessità impone agli operatori una riflessione particolare, come proposto in questo seminario che promuove sia l’incremento della consapevolezza personale dell’operatore sia l’approfondimento di vari aspetti teorici della sessualità normale e patologica.